Il 47% della popolazione adulta soffre di cefalea, disturbo neurologico che non risparmia nemmeno i bambini (colpiti per il 20%). Quali sono i trattamenti più efficaci per combatterla? Al di là dell’uso di farmaci specifici, il fastidioso mal di testa può essere ridotto sino al 70% grazie alla manipolazione del fisioterapista, come dimostrato da uno studio presentato al Congresso Nazionale dei Fisioterapisti Anfi-Sifir. La fisioterapia, inoltre, avrebbe anche altri effetti positivi per chi soffre di cefalea: riduce, infatti, l’intensità e dimezza la frequenza degli attacchi nell’arco dei tre mesi successivi al trattamento, limitando di fatto l’assunzione di farmaci.
Il nostro corpo somatizza nella sua materia quello che lo spirito subisce in tutta la nostra anima, quello che il nostro inconscio tace, lo urlano le nostre malattie con dolori e malesseri. La malattia è spesso un conflitto tra la personalità e l'anima. Quando ci manca calore affettivo, basta un minimo alito di vento freddo e subito prendiamo un raffreddore. Il raffreddore "cola" quando il corpo non piange. Forti mali di schiena (ovvio non causati da un peso caricato male) ci dicono che stiamo subendo un dolore, portiamo con noi un peso un trauma una tristezza immensa; il mal di gola ci assale sicuramente quando abbiamo tanti dolori da sfogare ed afflizioni da dire e non sappiamo con chi confidarci. Quando non sopportiamo una persona, non la digeriamo proprio e la dobbiamo sopportare ci viene acidità allo stomaco, le coliche spesso sono rabbie accumulate che non riusciamo a sfogare. Il diabete "invade" quando la solitudine ci attanaglia. Il cancro ci divora come l'odio che corrode l'amore mancato. Il corpo ingrassa quando siamo insoddisfatti o dimagriamo quando ci si sente logorati. Dubbi, preoccupazioni e ansietà ci portano via il sonno e soffriamo di insonnia. Se non troviamo un senso alla nostra vita la pressione del cuore rallenta o accelera e quindi ipotensioni e pressioni alte al cuore sono sbalzi che ci condizionano l'umore e le forze. Il nervosismo aumenta i respiri, come se ci mancasse l'aria, causando dolori al petto ed emicranie (molti fumatori prendono aria extra dal fumo fatidico ed effimero che li rilassa in maniera compensatoria ma illusoria). La pressione "sale" quando la paura imprigiona. Quando ci sentiamo sopraffatti da un problema e ci si sente al limite, allora la febbre ci assale, le frontiere dell'immunità sono in allerta. Le ginocchia "dolgono" quando il nostro orgoglio non si piega. Le artrosi vengono quando la nostra mente non si apre, siamo troppo rigidi e i muscoli ci si contraggono. I crampi indicano che stiamo subendo una situazione ai limiti della sopportazione. La stitichezza ci indica che abbiamo residui nell’ inconscio, abbiamo segreti che ci otturano (quante cose ci teniamo dentro e che non ci servono) e non troviamo chi ci comprenda senza giudicarci. La diarrea è un atto di difesa dell'organismo che vuole eliminare ciò che percepisce come dannoso (come il vomito) vale per i virus ma anche per le situazioni, i sentimenti... chi ha diarrea non riesce a trattenere o non vuole assimilare. La malattia quindi, a volte, ci avvisa che stiamo sbagliando cammino. Ascoltare il proprio corpo ci insegna come aiutarci a guarire, a volte, la miglior medicina è già dentro di noi. E' ovvio che non generalizziamo, la malattia è una cosa seria e va seguita con serietà ma qualche volta ricordiamoci che se abbiamo una preoccupazione alcuni la somatizzano nella testa (emicrania) altri nello stomaco (indigestione).
Noi siamo il risultato delle nostre scelte e delle nostre abitudini, positive e negative. Alcune sono positive come fare movimento o praticare uno sport, non ignorare una persona che probabilmente ha bisogno di parlare con noi oppure mangiare sano evitando eccessi… Altre sono negative come offenderci per una banalità, passare troppo tempo con il telefonino in mano o non saper dire di no ad alcune cose. Giorno dopo giorno, queste scelte che diventano abitudini cambino la nostra vita e il nostro modo di essere. Senza accorgercene smettiamo di renderci conto i ciò che è sbagliato e perdiamo il coraggio e la voglia di cambiare e, soprattutto, smettiamo di sperare e di sognare di poter essere una persona migliore. Paulo Coelho ha scritto “Soltanto una cosa rende impossibile un sogno, la paura di fallire “. Non è il destino che ci obbliga a delle scelte, il destino non esiste, esistono solo scelte diverse. Alcune scelte sono facili, altre no. La vita è fatta di scelte e come già detto noi siamo il risultato delle nostre scelte. Alcune di queste non abbiamo potuto farle noi. Non abbiamo potuto scegliere quando nascere o dove nascere, non abbiamo potuto scegliere la famiglia e nemmeno scegliere chi amare. Ma possiamo scegliere come amare e soprattutto scegliere di amarci un po’ di più. Corrado Sobrero ha detto, “ognuno porta dentro di sé il prezzo che dovrà pagare per quello che sceglie, qualunque cosa faccia o non faccia, dica o non dica. Ogni scelta è una rinuncia e ogni scelta implica coerenza. Ma la coerenza spesso limita la libertà di sbagliare” Norman V. Peal asserisce che “le decisioni possono essere allenate come un normale muscolo, il muscolo delle decisioni quindi è bene allenarlo tutti i giorni e più decisioni intraprenderemo consciamente durante il giorno, tanto più ci renderemo conto che decidere non è cosi male". Se non fai un piano della tua vita, preparati a rientrare nei piani di qualcun altro. Passiamo in rassegna le nostre abitudini, scegliamone una di quelle negative che se volta eliminata, avrebbe un potente effetto positivo sulla nostra vita . Cominciamo da subito ad eliminarla. Naturalmente non è un lavoro facile, ci cascheremo ancora, ma il solo fatto che l’abbiamo identificata sarà già un grande passo avanti. Non aspettiamo il momento opportuno, creiamolo.
Dire a una persona che è grassa la farà ingrassare (e deprimere) ancora di più. Sembra una cavolata, e invece questo è stato dimostrato attraverso una ricerca dell’University College di Londra, pubblicata sulla rivista Obesity. Non è detto che lo si faccia sempre in malafede, o con la volontà di offendere: ma dire a una persona che è grassa, anche se lo si fa con l’intenzione di aiutarla a capire che dovrebbe modificare il suo regime alimentare, la porterà a volersi ingozzare ancora di più. Questo perché la persona sarà portata a deprimersi, e si consolerà nella maniera che gli è più facile, ossia mangiando cibi spazzatura e/o ricchi di grassi. Inoltre, la persona sarà portata a provare vergogna del proprio aspetto fisico, e magari eviterà di fare esercizio fisico in luoghi pubblici, come i parchi o le strade di campagna, e anche di iscriversi in palestra. La ricerca è stata condotta su 3.000 obesi, sia uomini che donne, tutti di età superiore ai 50 anni. Queste persone sono state interrogate in merito al fatto di aver subito ingiurie, offese, discriminazioni, trattamenti diversi (in ristoranti, cinema, ospedali ecc.) e durante il periodo di osservazione si è notato che i soggetti che si sentivano discriminati e presi di mira avevano accumulato ancora più peso, anziché dimagrire. Si è calcolato che una persona grassa che viene additata è sei volte più esposta al rischio di ingrassare ancora rispetto a una persona che vive serenamente il proprio peso. L’equipe londinese ha suggerito, quindi, di non cercare di invogliare i grassi a una dieta facendogli notare il loro peso “anormale”, perché questo potrebbe peggiorare la situazione. Inoltre, che sarebbe più appropriato e meno offensivo sostituire il termine “grasso” con “sovrappeso”. Le parole, è proprio il caso di dirlo, hanno il loro peso.